La maratona di Atene è considerata la gara per eccellenza, infatti è guardata con interesse non solo dai runners, ma da chiunque ami lo sport.
Quando Luca, il nostro presidente, mi ha proposto di partecipare, non potevo non raccogliere l’invito!
L’essere arrivato alla gara con una preparazione non ottimale non era un problema, perché l’obiettivo era godersi ogni metro di questo viaggio magico.
La maratona di Atene infatti, oltre al carico di storia che porta con sé e alla magia che la circonda, racchiude la pura essenza del viaggio: la partenza da Maratona e l’arrivo ad Atene danno a chiunque l’idea di dover affrontare un percorso leggendario, che raggiunge il suo culmine con l’arrivo nel mitico stadio Panathinaiko, un’emozione indescrivibile, che da sola vale quanto l’intero viaggio.
Come è facile immagine, il percorso non lascerà delusi: quasi 300m di dislivello positivo distribuiti in piccoli sali-scendi iniziali e in circa 10km di salita dal 22° al 32° chilometro. Con queste caratteristiche, l’aspetto prestativo più sollecitato diventa quello muscolare e non il metabolico, infatti dopo la salita lunga le gambe potrebbero diventare così pesanti da far risultare difficile anche la corsa nella discesa seguente. Questo rende la gara più indicata per atleti con esperienza, rispetto a chi vuole affrontare il debutto sulla distanza.
Da tecnico consiglio a chi voglia prepararsi per questa gara, di privilegiare i lavori estensivi a fondo medio su percorsi collinari e di adottare una strategia di gara conservativa, per evitare di spendere energie extra nei chilometri iniziali che invogliano a spingere da subito.
Infine, una nota personale sulla mia trasferta: l’aver avuto come compagni di avventura degli amici fantastici, mi ha permesso di godere non solo della gara, ma anche della città di Atene e del cibo (tanto!), potendo trascorrere 3 giorni tra sorprese e risate continue.
Ricordiamoci che, salvo per gli atleti che fanno dello sport una professione, queste gare possono e devono essere l’occasione per condividere molto di più dell’esperienza agonistica; questo aspetto può sembrare banale, ma non lo è affatto, perché è l’unico realmente in grado di motivarci ad essere atleti per tutta la vita.
Fabio