L’ultima volta che ho visto il Monte è stato poco più di un mese fa alla cena sociale del CNM a novembre; si reggeva a malapena sulle gambe, nel senso che era debole e traballante ed era molto sciupato e dimagrito.
Era tanto tempo che non lo vedevo e quando ci siamo abbracciati forte ho dovuto trattenere le lacrime cercando di non farmi vedere da lui.
Ero sicuramente stralunato dal vederlo ridotto così, come credo tanti di noi li presenti quella sera.
Sapevo bene che quello rischiava di essere l’ultimo abbraccio che avrei potuto dargli, come lui sapeva bene dentro di se’ che quella poteva essere l’ultima cena sociale del CNM a cui lui avrebbe potuto partecipare.
Monte ha sempre saputo della sua malattia, fin dal primo giorno in cui ha cominciato a star male e da allora non ne ha mai fatto mistero con nessuno.
Ne parlava, ci scherzava sopra, era capace di raccontarti le pesanti terapie, esami e trattamenti a cui veniva sottoposto facendoti anche ridere per come fosse capace di stupire e meravigliare, forse è più corretto dire “spiazzare”, i medici stessi che non erano certo abituati ad avere a che fare con un paziente simile!
Mentre ti raccontava di un dolorosissimo catetere infilatogli per aiutarlo a fare pipì, era magari capace di farti una battuta sull’infermiera di turno o sul proprio pisello!
Monte era così, un combattente nato ma anche uno che, come ha bene oggi ricordato l’amico Claudio Corradini, “capace di darti il metro, la misura della vita stessa, ma che sapeva anche mandarti a cagare se ti facevi troppo serio”.
Monte quella sera mi ha anche detto che si era ordinato una coppia di rulli nuovi da Mate 3, suo personale regalo di Natale.
E Monte quella sera era anche venuto per salutare tutti noi, noti e meno noti, vecchi e nuovi, forti e deboli, agonisti e semplici Finisher, la sua squadra, sicuro di avere messo in piedi una bella cosa tanti anni fa e anche per accertarsi che quella bella cosa sarebbe continuata ad andare avanti così, per sempre, come lui l’aveva pensata.
Monte è riuscito a rimanere quella sera solo un’ora con noi, per poi, sfinito,  essere riportato a casa dal suo amico fraterno Tony.
Una preziosissima e lunghissima ora della sua vita trascorsa con tutti noi, la sua squadra.

Quando diciamo che il CNM è un sentimento…ormai diventato uno slogan di questa squadra e il nostro messaggio portabandiera su tutti i campi di gara e tra le innumerevoli società di triathlon italiane, intendiamo dire che questo sentimento è proprio ciò che era Alessandro Montemurro, un uomo forte e indomito, capace di non mollare mai, rispettoso di ogni tipo di atleta e di sportivo, ma anche capace di prendere le cose per quello che erano nella loro essenza più pura e senza mai prendersi troppo sul serio.

Monte è venuto a salutarci in quella sera di novembre, come se guardandoci tutti negli occhi lui volesse dirci che far parte di questa grande famiglia del CNM voleva significare essere un po’ come lui, condividendo le sue idee, il suo spirito, la sua mentalità, i suoi sentimenti.
Questo vuol dire far parte del CNM e io sono orgoglioso di questi colori e di questa squadra perché hanno significato e significheranno portare sempre in giro un po’ di Monte dentro di me, ovunque e dovunque io sarò.
Grazie Monte, mi mancherai tantissimo.

Tato