A maggio del 1995 ho debuttato nel mio primo triathlon su distanza olimpica e nonostante la nostra amata disciplina fosse ancora al di fuori dai cinque cerchi multicolore, c’era un fermento e un’eccitazione palpabile per tutto quello che poi ci avrebbe traghettato verso Sidney 2000.
Il Triathlon Olimpico di Milano si disputava all’Idroscalo ed era tra le prime gare a consentire la scia nella frazione ciclistica. Il percorso classico e permettetemi di dire il più bello di sempre era costituito da una frazione natatoria a quadrilatero davanti alle tribune, la bici si distribuiva dall’”Idro” verso Melzo, poi Settala, Peschiera e rientro, mentre i dieci km di corsa erano un’andata e ritorno intorno al parco dell’Idroscalo.
Ero un pivello, forse più di quanto lo sia adesso per certi versi e mi piaceva stare vicino, ascoltare e imparare dai quelli che mi sembravano i Titani della multidisciplina. Allora l’ambiente era piccolo, semplice e umile. I Maserati, De Faveri, Bottoni, Belandi eccetera eccetera potevi trovarteli a fianco durante gli allenamenti, il riscaldamento, in gara mai purtroppo … qualche volta ti prestavano una barretta o un copertoncino, sempre dispensavano consigli e aneddoti che sono divenuti leggenda.
Quella mattina, mentre portavo l’attrezzatura dalla macchina alla zona cambio con un po’ di emozione e tremarella addosso, cercavo qualche sguardo amico e mi imbattei in Luca Rosetti, allora presidente del club per cui ero tesserato. Tutti lo chiamavano lo Sceriffo per i modi alla Clint Eastwood, le mezze frasi e lo sguardo serio. Accanto a lui c’era un tipo dallo sguardo dritto, serio, con una tenuta del Triathlon Club Milano, a pensarci se Rosetti era lo sceriffo lui avrebbe potuto essere il cowboy buono, quello di poche parole ma che alla fine fa fuori tutti i cattivi.
“Piacere Alessandro”, “lui è il Monte una pietra miliare di questo sport” aggiunse lo sceriffo.
“Piacere Claudio e .. mi sto cagando sotto” affermai ,forse non esattamente con queste parole, “ non ti preoccupare oggi è una festa, ci divertiamo tutti e poi c’è anche la scia”.
Detto fatto, arrivo al traguardo soddisfatto e sprintando con Max Pastore, ma questa è un’altra storia. Il Monte, ormai era il suo unico appellativo per me, dopo 2h15’ di gara o giù di lì, stava corricchiando con un certo Paolino Marchesi risoluto ad allungare un po’, forse per allenarsi, forse perché l’Olimpico non lo esauriva o forse perché per lui era semplicemente così che vedeva la sua domenica e un po’ la vita.
Nel 1998 dopo che aveva fondato in quegli anni il CNM con personaggi a noi stranoti mi aggiunsi alla loro compagine per qualche anno e il Monte mi accolse con l’entusiasmo riservato ad un campione, cosa che riservava, riserva e riserverà a tutti quelli che entrano nella famiglia del CNM per sempre.
Per anni dopo il 2001 non ho più gareggiato, ma al mio rientro nel 2013 lui era lì pronto ad accogliermi e a condividere la gioia di fare sport insieme.
Per me il Monte è stata e sarà sempre una presenza fondamentale nella vita, uno che ti da il metro, la misura della vita stessa, ma che allo stesso tempo ti sa mandare a cagare se sei troppo serioso.
Nell’ultimo periodo era tornato a vivere vicino a casa mia, ne parlavo con Toni, mi ripromettevo di andare a trovarlo, fare una passeggiata e scambiare quattro chiacchiere.
La vita però scorreva veloce, forse più per lui che per me e preso dal lavoro, lo stress e mille cagate, ho disatteso le mie intenzioni.
Considero questo l’ultimo insegnamento terreno ricevuto dal Monte, “trova sempre il tempo per un amico, per te stesso, per chi ami”, lui l’avrebbe detto diversamente ma me l’avrebbe fatto intendere come sempre.
Qualche anno addietro mentre mi aggiravo in bici nelle campagne tra Crema e Milano lo incrociai mentre correva, la giornata era ventosa e mi sembrò apparire dal nulla, come un miraggio di quel deserto sahariano da lui affrontato a piedi con alcuni dei suoi più cari amici.
Spero e auguro anche a voi di incrociarlo ancora inaspettatamente, durante un allenamento, una gara, seduti con una birra in mano o semplicemente sorridente nel vostro cuore.
Claudio Corradini