Mezza Maratona di Monaco di Baviera, 14 Ottobre 2018. Penso: “I tedeschi in fondo sono semplici, a loro basta una birra per essere contenti.” E così al termine della gara io e il vincitore di giornata e compagno di allenamenti, Salvatore Gambino, ci ritroviamo idoli delle folle con una bella coppa ma soprattutto con un boccale di birra di 3 litri in mano che attrae le attenzioni e suscita l’invidia di tutti.
Però questa è la fine. L’inizio risale a 2 anni esatti prima, giorno della Maratona di Valencia 2016 e ultima mia gara che considero “vera”. In mezzo un’operazione al tendine d’Achille, la riabilitazione, il nuoto, la bici, gli amici che mi fanno iscrivere al CNM, tantissima fatica, qualche dubbio, e anche un paio di triathlon olimpici. Direi che non mi sono fatto mancare nulla…
Passo le settimane prima della gara ripetendomi che correre sotto l’ora e 15 mi avrebbe reso contento. Poi mi concedo 1h14’ grazie agli ultimi allenamenti e alle sensazioni positive che li hanno accompagnati, ma mai sotto. In fondo si sarebbe trattato sempre del mio secondo esordio in mezza maratona… E poi, si sa, un po’ di scaramanzia non guasta mai.
Il giorno della gara una leggera tensione si fa sentire. E’ una sensazione strana: nonostante ne abbia ormai corse tantissime mi ritrovo a non sapere assolutamente cosa potrebbe capitarmi. Il dubbio più grosso è legato proprio al tendine, che sì, sta bene, ma che non so come potrebbe reagire a 21 km a quella intensità. Però mi ero preparato, avevo il mio piano da seguire e scaccio la paura concentrandomi su quello: avrei dovuto partire tranquillo a 3’25”/28” per i primi 10/12 km e poi decidere se aumentare in base alle sensazioni. Ecco, appunto. Il piano da seguire ha vita breve e già al terzo km inizio a cambiarlo. Mi ritrovo in un gruppetto di 3 persone in decima posizione e vedo il terzo e il quarto a non più di 150 metri di distanza. Sono francesi, li ho sentiti parlare alla partenza. Mi dico: “Ale, ti puoi far battere da due francesi?”. La risposta è ovvia e quindi decido di provare a raggiungerli. Da decimo divento ottavo, poi sesto, e infine al decimo km li riprendo. Sono stanco però, per raggiungerli ho fatto un grosso sforzo. Decido allora di stare tranquillo per qualche momento e farmi trasportare da loro. Uno dei due si stacca mentre corriamo in mezzo al tifo della bellissima Marienplatz, l’altro invece aumenta un po’. Forse sente il mio respiro affannato e vuole approfittarne. Mi ritrovo nuovamente a 20 metri di distanza e tutto da rifare. “Ecco – penso – hai esagerato. Bravo pirla”. Ma il francese dura poco e al rifornimento del dodicesimo lo recupero e rimane indietro. Come sempre in questi momenti le forze si moltiplicano e guidato dalla bicicletta che mi apre la strada tra i maratoneti che stanno concludendo la loro fatica (la maratona era partita qualche ora prima) mi avvicino all’Olympiastadion attraversando il centro di Monaco. I Propilei, la Pinacoteca, il quartiere universitario, tutto bellissimo ma le gambe stanche e un leggero fastidio al tendine non mi permettono di goderne pienamente.
L’arrivo nel parco olimpico e nello stadio ripaga di tutte le fatiche: tanta gente che applaude, giochi di luci all’ingresso che ricordano l’arrivo di Francoforte, e 300 metri su una pista storica sono il giusto finale per una bellissima manifestazione.
Chiudo terzo in 1h12’21” battendo i miei obiettivi (e i francesi), felice per il risultato ma ancor più per la consapevolezza di aver corso al massimo delle mie potenzialità del momento. Bene!
Il finale l’ho già raccontato, ora non mi resta che inventarmi delle scuse per riempirlo quel boccale da 3 litri…
Monaco è bellissima, e la gara è un’ottima scusa per godersela per qualche giorno. Consiglio a tutti di andarci.
Quanto a me, la prossima tappa è la Maratona, perché la mezza, dopotutto, rimane solo una mezza.
Alessandro Claut